"IL BICCHIERE? UN COMPAGNO DI OGNI GIORNO" Intervista a F. Guccini da "La Repubblica" 1995
L' hanno cancellata, come quasi tutto in quella stagione. All' Osteria delle Dame - inventata da padre Michele Casali - il diavolo e l' acquasanta andavano a braccetto, la Coca Cola era vietata e la birra era di là da venire. Si beveva vino, solo vino nient' altro che vino. Lì, all' oratorio della sinistra, tra un bicchiere, uno slogan e un sogno sono nate L' avvelenata, La locomotiva, Dio è morto. Le cantava un ragazzo di nome Francesco, allampanato, la barba dura e nera con la erre impossibile e una voce catarrosa che solo il lambrusco schiariva. Già, è lì che è nato Guccini e l' immagine del cantautore del fiasco. "E' una balla, io ai concerti ho sempre portato la bottiglia". Né per costrizione alla modica quantità, né per concessione al bon ton del bere, solo per comodità. Guccini del vino parla come di un compagno di vita. A lui poco importa che quest' anno la pioggia abbia sciupato i raccolti, che i mosti si annuncino di scarsa qualità, alla vigilia di una vendemmia che per i bianchi è più che pericolosa e per i rossi avara di soddisfazioni. A lui importa che il vino si presenti all' appuntamento quotidiano, come un amico che non tradisce. Si interessa dei danni che subiranno i contadini solo perché "in mezzo alla campagna ci sono cresciuto e so cosa vuol dire" e perché l' osteria delle Dame l' hanno chiusa, ma il cuore no. Le canzoni sono ancora quelle e così le sue idee e il modo di guardare il mondo. Che con un bicchiere di vino si capisce ancora meglio... Guccini perché il vino sul palcoscenico? "Ho cominciato a cantare in un' osteria: chiacchierare, discutere, bere e suonare era tutt' uno. E' una cosa naturale". Ma che rapporto ha col vino? "Assolutamente normale, io il vino lo bevo da italiano. Basta che sia buono e che ce ne sia". E quando ha cominciato a frequentare la bottiglia? "Da bambino, io vengo dalla civiltà contadina e il vino era un alimento, parava dal freddo, dava forza. E lo davano anche ai bambini piccoli, poco, ma ce lo facevano bere". Andava a fare la vendemmia? "Certo in campagna tutti aiutano. Anche i bambini venivano mandati nel campo a cogliere l' uva. E mi piaceva farlo, erano giorni di festa anche se a Pavana di vino se ne fa poco perché è su due vallate e solo una è a bagio (la g raccomanda Guccini va pronunciata alla toscana come fosse una dz, ci tiene perché sta scrivendo il dizionario italiano-pavanese che sarà pronto nel ' 98, n.d.r.) dove la vigna viene bene. E allora il vino si comprava: per tutti i giorni c' era il toscano ma nelle feste si beveva l' albana con le ciambelle. Lì a Pavana si fa un vino locale che si chiama Morastello. O almeno si faceva quando io ero piccolo. Poi io sono andato a Carpi e lì si beve il Lambrusco". Qual è il vino che preferisce? "E' quello che bevo, è quello che conosco meglio. Ce ne sono tre tipi: il Salamino, il Graspa rosso e quello di Sorbara. Io bevo solo quello secco, quello amabile non mi pare lambrusco". Cos' è il vino per Guccini: un piacere, un alimento, un pretesto per stare insieme? "Siccome mi piace berlo è un piacere, ma io associo il bere vino allo stare con gli altri. Insomma serve per cantar meglio, per discutere, mette insieme la gente. E' uno strumento, anzi meglio, è un' occasione di socializzazione". E' per questo che continua ad andare in osteria? "Ma sì, vado a trovare gli amici. Ci si incontra, si parla. Da Vito (è l' osteria dei cantautori bolognesi dove Guccini è ospite fisso e Dalla cliente affezionato, n.d.r.) si beve alla buona, per stare in compagnia. Si parla di tutto, di musica, politica, libri e calcio...". Eppure i giovanissimi, che pure sanno a memoria le sue canzoni, preferiscono la birra. Perché c' è uno stacco generazionale? E' un fatto di cultura perché ormai sono cancellate le radici rurali? "Non lo so, ma ci ho fatto caso anch' io. Sì forse è un fatto di cultura e può essere anche che i ragazzi non abbiano confidenza col vino, che la birra sia più facile e più leggera. Anche se poi bevono i superalcolici. Anch' io li bevo, ma mi piace il vino, nel vino c' è più identità".